La “Ley 8/2021” ha introdotto una riforma fondamentale nel diritto spagnolo riguardo alla capacità giuridica delle persone con disabilità. Questa legge, che adegua l'ordinamento spagnolo agli standard della Convenzione delle Nazioni Unite del 2006 sui Diritti delle Persone con Disabilità, ha eliminato le figure tradizionali dell'interdizione (“incapacitación”) e della tutela, promuovendo al loro posto misure di sostegno personalizzate.
Introduce così la nuova istituzione della "curatela", concepita come un meccanismo flessibile per assistere le persone negli atti in cui necessitano di supporto, rispettando al massimo la loro autonomia ed evitando una sostituzione completa della loro volontà.
In questo contesto normativo, la sentenza n. 767/2024 della Corte di Cassazione spagnola assume particolare rilevanza, poiché affronta un caso che riflette l'applicazione pratica dei principi sanciti dalla nuova Ley 8/2021. Ciò che rende interessante questa decisione è come la Corte Suprema sia riuscita a bilanciare la necessità di proteggere una persona vulnerabile con il suo diritto fondamentale di prendere decisioni sulla propria vita.
In tal modo, stabilisce un importante precedente su come affrontare situazioni complesse, in cui viene messa in discussione la capacità di una persona affetta da disabilità di prendere decisioni di particolare rilevanza, come un divorzio.
IL CASO
La causa interessata riguarda Jorge, un uomo la cui capacità giuridica è stata modificata giudizialmente a causa di una diagnosi psichiatrica e al quale è stata assegnata una curatrice (sua figlia) per assisterlo in alcuni atti giuridici e supervisionare il suo trattamento medico. Nonostante queste misure, Jorge ha deciso di chiedere il divorzio dalla moglie, generando un conflitto legale riguardo alla sua capacità di prendere tale decisione in autonomia.
In particolare, la moglie di Jorge, Teodora, si è opposta alla richiesta di divorzio, sostenendo che il marito non avesse la capacità necessaria per decidere su una questione così personale e che fosse indispensabile l'autorizzazione della sua curatrice. Tuttavia, sia il Tribunale di Primo Grado sia la Corte d'Appello di A Coruña hanno respinto il ricorso, riconoscendo la piena legittimità di Jorge di richiedere il divorzio autonomamente. Teodora decide quindi di presentare ricorso in cassazione.
In questo processo di cassazione, il Pubblico Ministero aveva adottato una posizione contraria alla decisione dei tribunali inferiori, suggerendo che Jorge dovesse essere nuovamente ascoltato per verificare se comprendesse il significato e le conseguenze della sua decisione di divorziare. Inoltre, in compimento della sua funzione nomofilattica, considerava che la Corte dovesse stabilire un criterio interpretativo secondo il quale i tribunali possono e devono disporre ex oficio l'audizione della persona soggetta a misure di protezione ogni qual volta, nel corso di un procedimento, sorgano dubbi sulla corretta interpretazione dei suoi desideri, volontà e preferenze.
LA DECISIONE DELLA CORTE SUPREMA SPAGNOLA
Contrariamente a quanto sostenuto dalla ricorrente e agli argomenti del Pubblico Ministero, la Corte Suprema ha deciso in linea con le istanze precedenti, affermando che Jorge aveva piena legittimità per chiedere il divorzio senza la necessità di un nuovo supporto o verifica.
La Corte spagnola riafferma il principio secondo cui il diritto di chiedere il divorzio è un atto personalissimo, e che in questo caso non era richiesto l'intervento della curatrice di Jorge.
Infatti, la sentenza relativa al procedimento di supporto di Jorge aveva stabilito “una curatela per assisterlo nella realizzazione degli «atti giuridici, economici e commerciali complessi» e per supervisionare «il suo trattamento medico e tutto ciò che riguarda la sua salute»”. La Corte Suprema chiarisce che “gli «atti giuridici complessi» a cui si riferisce la sentenza che stabilisce i supporti per il Sig. Jorge sono di natura patrimoniale e non personale”. Pertanto, “dal contenuto delle misure di supporto stabilite dalla sentenza, non si può dedurre, come pretende il ricorso, che per richiedere il divorzio fosse necessaria l'intervento della curatrice”.
Inoltre, la Corte Suprema afferma che i tribunali precedenti avevano già valutato adeguatamente la capacità di Jorge di comprendere a pieno la sua decisione, e che non era necessario, pertanto, sottoporlo nuovamente ad audizione. In risposta alle considerazioni avanzate dal Ministero Pubblico, la Corte chiarisce quindi che, “in generale”, nei procedimenti di famiglia che riguardano una persona priva in tutto o in parte di autonomia, “non deve essere messa in discussione la volontà manifestata dalla sua rappresentanza legale”, e che, anche se “in casi eccezionali” in cui emergano “indizi evidenti” di una “distorsione della volontà” il tribunale potrebbe disporre d'ufficio l'audizione di quella persona, nel caso in questione non vi era questa necessità, avendo il tribunale d'appello adottato misure sufficienti per assicurarsi che Jorge persisteva nella volontà di divorziare.
IMPLICAZIONI E RILEVANZA
La decisione della Corte Suprema spagnola evidenzia l’assoluta priorità della volontà dell'individuo, purché sia basata su una chiara comprensione dell'atto, come nel caso di Jorge.
Questa sentenza è di grande importanza non solo perché riafferma il diritto delle persone con autonomia limitata a prendere decisioni fondamentali sulla loro vita personale, ma anche perché lo fa in un contesto in cui il Pubblico Ministero, teoricamente protettore degli interessi di queste persone, aveva raccomandato maggiore cautela.
La decisione della Corte di Cassazione, pertanto, fissa uno standard elevato per la protezione dell'autonomia personale ai sensi della Ley 8/2021 e costituisce una preziosa guida per future interpretazioni legali in situazioni simili, assicurando che i diritti delle persone con disabilità siano pienamente riconosciuti e rispettati nell'ordinamento giuridico spagnolo.