La pubblicazione del romanzo El odio, prevista per il 26 marzo di quest’anno in Spagna, ha riacceso un intenso dibattito nel paese intorno alla figura di José Bretón, condannato per l’omicidio dei suoi due figli.
Il caso pone inevitabilmente al centro una controversia tanto giuridica quanto sociale: l’equilibrio tra la libertà di espressione e creazione artistica, da un lato, e i diritti fondamentali all’onore, alla privacy e all’immagine personale (art. 18 della Costituzione spagnola), dall’altro.
A seguito dell’annuncio dell’uscita del libro, Ruth Ortiz, madre dei bambini uccisi, ha chiesto il blocco della pubblicazione, sostenendo che avrebbe rappresentato una violazione della privacy dei minori e una forma di rivittimizzazione indiretta. La richiesta è stata appoggiata dalla Procura minorile spagnola alla fine di marzo.
Dal canto loro, la difesa dell’autore e della casa editrice Anagrama invocano l’esercizio della libertà letteraria e il valore sociale della riflessione narrativa sul male.
Sebbene il Tribunale di Prima Istanza di Barcellona abbia respinto la richiesta di sospensione cautelare nello stesso mese di marzo, l’editore ha deciso di sospendere volontariamente la pubblicazione, in un atto di autocontrollo.
Si tratta di casi estremamente delicati, che sollevano interrogativi complessi: fino a che punto è lecito raccontare il male? Qual è la responsabilità degli autori? È possibile proteggere le vittime senza trasformare il racconto dell’orrore in un tabù?
Non esistono risposte univoche, ma piuttosto un difficile equilibrio tra cosa raccontare, come farlo e con quale scopo.
UN CONFLITTO TRA DIRITTI FONDAMENTALI
L’articolo 18.1 della Costituzione spagnola (CE) garantisce il diritto all’onore, alla vita privata e familiare e all’immagine personale.
Parallelamente, l’articolo 20.1 CE riconosce e protegge il diritto di esprimere e diffondere liberamente pensieri, idee e opinioni, nonché alla creazione letteraria e alla libera comunicazione di informazioni veritiere.
Lo stesso articolo stabilisce che tali diritti non possano essere limitati attraverso alcuna forma di censura preventiva (art. 20.2 CE) e vieta il sequestro delle pubblicazioni, salvo decisione giudiziaria (art. 20.5 CE).
Infine, l’articolo 20.4 CE pone dei limiti all’esercizio di tali libertà: il loro esercizio deve conciliarsi con gli altri diritti fondamentali previsti dal Titolo I della Costituzione, in particolare il diritto all’onore, alla privacy, all’immagine personale e alla tutela della gioventù e dell’infanzia.
GIURISPRUDENZA E LIMITI LEGALI ALLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE
In presenza di un conflitto tra diritti fondamentali, è compito del potere giudiziario individuare, caso per caso, un equilibrio.
Il Tribunale Costituzionale spagnolo ha ribadito più volte che nessun diritto è assoluto. Dalla lettura della Ley Orgánica 1/1982, legge spagnola relativa alla tutela civile del diritto all’onore, alla privacy e all’immagine personale, si evince che la diffusione di fatti riguardanti la sfera privata, anche dopo la morte, può essere illecita se non è giustificata da un interesse pubblico rilevante o in assenza di consenso da parte dei familiari.
Il Tribunale Costituzionale spagnolo ha sottolineato, in diverse sentenze, che la libertà di espressione e il diritto all’informazione non giustificano intrusioni nella vita privata, soprattutto quando si tratta di vittime o di soggetti privi di notorietà pubblica.
Si tratta di un tema che ha dato origine a un ricco corpus giurisprudenziale, che si può riassumere in due grandi direttrici:
1) la libertà di espressione prevale quando sussiste un interesse pubblico
I tribunali spangoli ed europei ritengono che il diritto all’informazione e la libertà di espressione debbano prevalere sul diritto alla privacy quando sussistono i seguenti criteri:
- rilevanza o interesse pubblico: contributo al dibattito democratico o alla comprensione di fenomeni complessi, come il terrorismo o la violenza estrema
- verifica ragionevole delle informazioni
- proporzionalità e necessità del contenuto diffuso
In questo senso, il Tribunale Costituzionale spagnolo, nella sentenza 105/1990, ha stabilito che il bilanciamento tra i diritti può portare alla prevalenza della libertà di informazione quando i fatti trattati rivestono interesse pubblico, anche se ciò comporta un pregiudizio per l’onore individuale.
Analogamente, la Corte europea dei diritti dell’uomo (Corte EDU), nel caso Handsyde c. Regno Unito (1976), ha affermato che la libertà di espressione (art. 10 della CEDU – Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo) vale “non solo per le informazioni o idee accolte favorevolmente o considerate innocue, ma anche per quelle che offendono, sconvolgono o disturbano una parte della popolazione. Una restrizione è giustificata solo se necessaria per proteggere un interesse generale in una società democratica”.
2. La privacy prevale se l’informazione è superflua, sensazionalista o priva di rilevanza storica
La sentenza n. 25/2019 del Tribunale Costituzionale spagnolo censura l’attività informativa che invade inutilmente la privacy e l’immagine altrui, così come le affermazioni ingiuriose non necessarie alla narrazione. L’esposizione gratuita di dati sensibili può quindi costituire una violazione del diritto alla privacy.
Un orientamento simile è stato espresso dalla Corte EDU nella sentenza Satakunnan Markkinapörssi e Satamedia c. Finlandia (2017), secondo cui la mera diffusione di dati personali, in assenza di uno scopo informativo legittimo, non è protetta dall’art. 10 CEDU.
CONCLUSIONE
Nel corso della storia, le arti hanno avuto un ruolo fondamentale nella comprensione delle tragedie umane, dall’Olocausto ai crimini di guerra, fino alle dittature. Tuttavia, rappresentare il male non significa - o non dovrebbe significare - celebrarlo. Opere come Schindler’s List, pur avendo generato disagio tra le vittime e i sopravvissuti, hanno contribuito in modo sostanziale alla memoria collettiva e alla maturazione democratica delle società.
Il libro di Luisgé Martín, pur non essendo scritto da Bretón, si basa sulle lettere che questi ha scambiato con l’autore nel corso di anni. Ebbene, per molti, dare voce a un assassino è di per sé inaccettabile.
Tuttavia, siamo di fronte a casi giuridicamente sensibili, in cui entrano in gioco diritti fondamentali che non possono essere limitati senza una giustificazione legale rigorosa e strettamente necessaria.
Le questioni legali sollevate sono complesse, e i tribunali devono operare con il massimo impegno per garantire che la tutela di un diritto non comporti la violazione di un altro.
Non si tratta di blindare ogni forma di creazione artistica, ma di pretendere rigore e sensibilità per evitare un’esposizione indiscriminata di informazioni personali senza una finalità legittima e giustificabile.